12:28 - martedì, 19 Marzo 2024

Indirizzo Scientifico

L’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica “Marco Levi Bianchini – Sergio De Risio”, afferente all’Associazione Psicoanalitica Abruzzese (APA), è riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca con D.M. del 18/07/2002 – G.U. n 187 del 10/08/2002 e successive modifiche del 16/01/2004 – G.U. n°24 del 30/01/2004 e del 03/07/2007 – G.U. n°165 del 18/07/2007 ai sensi dell’art. 3 della Legge 56/89 che regolamenta le scuole di formazione in psicoterapia.

Il percorso seminariale proposto agli allievi segue lo sviluppo della teoria e della tecnica psicoanalitica a partire da Freud e dai suoi allievi (Abraham e Ferenczi), si sofferma particolarmente sui successivi contributi della Scuola inglese (Klein, Bion, Rosenfeld, Winnicott etc.) e sudamericana (Baranger, Etchegoyen, Ferrari etc.); per concludersi con le teorie contemporanee elaborate da psicoanalisti di respiro internazionale (Ferro, Ogden, Bollas, Civitarese etc.). Particolare attenzione sarà inoltre rivolta ai proficui dialoghi che negli ultimi anni la psicoanalisi ha aperto con le neuroscienze, l’infant research e gli studi sull’attaccamento.

Lo scopo è quello di fornire all’allievo una conoscenza approfondita delle origini e dello sviluppo della psicoanalisi, dove il complesso avvicendarsi di una pluralità di teorie e modelli, a volte vicini tra loro altre distanti, rende la nostra disciplina una materia viva e in continua evoluzione così come lo è la natura umana.

L’impostazione dell’Istituto pone un accento sull’individuo considerato in un’ottica bio-psico-sociale, in accordo con le teorie psicoanalitiche più recenti dialoganti con le moderne scoperte neuroscientifiche e le teorie sistemiche, dove le vecchie diatribe basate sull’opposizione mente-corpo e natura-cultura sono ormai ampiamente superate. Oggi sappiamo infatti che l’individuo è il risultato di complesse interazioni tra patrimonio genetico, ambiente e contesto relazionale e culturale.

Lo studio dello sviluppo del pensiero di Freud è proposto seguendone sia il percorso storico che concettuale. L’Opera freudiana, complessa e affascinante, non solo ci lascia una ricchezza teorica e clinica, ma ci rende partecipi del lungo cammino che ha portato al riconoscimento della dimensione inconscia dell’individuo e alla fondazione del metodo psicoanalitico, elementi tuttora distintivi e irrinunciabili della psicoanalisi.

Si studierà il pensiero di Melanie Klein che negli anni ’30 del novecento ha descritto in modo accurato, approfondendo le tracce freudiane sulle vicissitudini oggettuali, il mondo interno dell’individuo. Un mondo costituito da una complessa rete di relazioni oggettuali che si forma con la crescita e che è irrorata dalle spinte pulsionali postulate da Freud.

Particolare attenzione sarà rivolta quindi al pensiero degli autori postkleiniani, il cui precipuo interesse al mondo delle relazioni oggettuali ha profondamente trasformato la pratica clinica della psicoanalisi e la concezione dell’uomo in relazione con sé stesso e con l’Altro.

Verrà trattato a fondo il pensiero di D. Winnicott, per l’importanza dei suoi studi sul Sé, sulla costruzione della soggettività e sugli stati primitivi della mente. Particolare attenzione verrà infatti rivolta ai processi primari d’integrazione da lui descritti e al concetto di madre-ambiente, come necessaria funzione di accudimento e contenimento durante la crescita del bambino che precede e poi accompagna lo sviluppo della capacità di entrare in relazione oggettuale. Verrà studiato anche il pensiero di Eugenio Gaddini che, in linea con Winnicott, propone un modello teorico in cui il soggetto, a partire da una condizione iniziale di non distinzione tra sé e non-sé, si costituisce attraverso un processo di graduale differenziazione e costruzione di un senso di continuità.

I seminari approfondiranno inoltre l’opera di W. R. Bion, contemporaneo di Winnicott, da molti considerato come il padre delle moderne teorie intersoggettive. A partire dall’individuazione del risvolto comunicativo e relazionale insito nel meccanismo di identificazione proiettiva scoperto dalla Klein, Bion ha infatti proposto la concezione della relazione contenitore-contenuto spostando così radicalmente l’attenzione della psicoanalisi dall’intra-psichico all’inter-psichico e assegnando il meritato riconoscimento dell’importanza della funzione dell’Altro per la costituzione dell’individuo. Si approfondirà quindi il pensiero complesso e originale dell’autore il cui merito è anche quello di aver recuperato lo stretto rapporto che intercorre tra la mente e il corpo grazie alla rinnovata sottolineatura della continuità esistente tra sensorialità, emozione e pensiero. Partendo infatti dall’ipotesi freudiana della coscienza legata agli organi di senso, Bion ha costruito una nuova metapsicologia che postula l’esistenza di “elementi beta”, ossia dati sensoriali, studiandone il percorso che porta a trasformarli in “elementi alfa” atti alla costruzione del pensiero. L’opera bioniana ci lascia una ricca eredità sia in termini teorici (in primis proprio il concetto di “trasformazioni”) e di preziose indicazioni tecniche, tra cui la capacità dell’analista di tollerare il non sapere, lo stare con il paziente nell’incertezza (capacità negativa) e la dedizione ad un ascolto profondo dell’altro, scevro da aspettative, concetti e giudizi aprioristici.

Ai seminari teorici specifici sul pensiero di questi autori, il percorso formativo dell’Istituto prevede l’affiancamento di un laboratorio di osservazione sulle dinamiche e sui fenomeni della relazione madre-bambino della durata di due anni.

Il clima di nuova attenzione alla relazione madre-bambino dei postkleiniani, che tra di loro vede muoversi anche Bowlby con la teoria dell’attaccamento, si è riflesso in un approfondimento dello studio della stessa relazione analitica. In ambito clinico si sono cominciati a studiare e individuare i cosiddetti fattori “aspecifici” (relazionali), riconoscendone la valenza terapeutica accanto a quella tradizionale della “interpretazione”, non più in un’ottica di contrapposizione (o-o) ma piuttosto entrambi elementi fondamentali della cura psicoanalitica, dove la relazione diventa contenitore e modulatore dell’attività interpretativa considerata processo di co-costruzione dialogica e in continuo movimento.

Oggetto dei seminari saranno quindi la complessa dinamica transfert-controtransfert e il più recente concetto di campo analitico di A. Ferro, le questioni riguardanti il setting, l’interpretazione e le funzioni analitiche, in un’ottica in cui teoria e clinica sono considerati elementi imprescindibili e profondamente interconnessi.

Per favorire l’apprendimento dei fondamenti della tecnica analitica studiati nei seminari teorici, gli allievi si avvarranno inoltre di due laboratori su “Primi colloqui e Diagnosi” e su “Colloquio clinico e funzione della supervisione” tesi a favorire la costruzione dell’esperienza necessaria ad affrontare la pratica clinica.

Si esamineranno infine le più recenti teorie bi-personali e intersoggettive promotrici dell’attuale concezione che sostiene una visione dello sviluppo della mente in continua interazione con la matrice corporea e relazionale e il dialogo attualmente esistete tra psicoanalisi e neuroscienze che ci mostra come l’ambiente sia in grado formare e modificare le connessioni neurali dell’individuo.

La proposta formativa si muove dunque da queste premesse teorico-cliniche e, in accordo con esse, si prefigge di facilitare nell’allievo l’emergere delle sue risorse, attraverso un apprendimento attivo e responsabile dove, lo studio dei testi, la riflessione clinica e il confronto dialogico con colleghi e docenti, sono incoraggiati al fine di accrescere dinamicamente capacità di pensare e sviluppare funzioni analitiche.